Un sorriso muto

L’8 maggio 1919 Edward George Honey, giornalista australiano che lavorava a Londra, scrisse una lettera al quotidiano English News proponendo una commemorazione adeguata del primo anniversario dell’armistizio, che poneva fine alla Prima Guerra Mondiale, firmato l’11 novembre 1918. Allora, propose, dato che si trattava dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese, la commemorazione dei caduti di guerra da svolgersi alle ore 11 di quel giorno e quel mese, nelle strade, nelle case, nei teatri, negli stadi: ovunque la vita pulsasse, la vita doveva essere sospesa. Re Giorgio V la rese operante, e l’11 novembre 1919 ebbe luogo per la prima volta nella storia, e nello sport, il minuto di silenzio come risposta dell’uomo alle tragedie vissute e sofferte.

Il silenzio è un mezzo insuperabile che invita a un percorso di scoperta della nostra vita. Dall’indicibile, nasce un nuovo linguaggio che non è fatto tanto di parole che spiegano, ma di intuizioni che percepiscono livelli più profondi di comprensione: questo è il grande potere invisibile del silenzio. In fondo, l’inconscio è un discorso senza parole.

Tutte le più grandi leadership sono state avvolte dal silenzio. Ispiratori di vita e di rivoluzioni come il Mahatma Gandhi, Nelson Mandela o il Dalai Lama hanno usato la forza del silenzio per comunicare messaggi e sviluppare nuovi pensieri. La parola stessa, per essere completamente compresa, e non solo ascoltata, necessita della complicità di un silenzio attivo, fatto di riflessione che permette di contagiare l’anima.

Oggi nella vita quasi nessuno tollera il silenzio. L’assenza di suono è una sorta di privazione scomoda, percepita come un abbandono insopportabile a cui si cerca di opporre sempre un rumore di fondo anche quando davvero non si ha nulla da dire. Il rumore ci tranquillizza che qualcosa stia succedendo anche quando in realtà tutto è immobile.

Nello sport il silenzio è percepito come fragilità e impotenza, come l’educazione è scambiata per debolezza. Ma in realtà una persona che sa essere silenziosa possiede il fascino di essere ascoltato. Gli uomini dotati di carisma parlano poco. Non hanno bisogno di fare sforzi per essere interessanti, e le persone, attorno a loro, magicamente ne sono attratte. Il silenzio, se non imposto, stimola l’immaginazione, ed è lo strumento di comunicazione più potente che esista. L’eccesso di parole o di suoni annullano il messaggio perché chi parla solamente rimarrà irrimediabilmente incatenato a quello che dice.

La comunicazione è probabilmente l’aspetto più importante dell’essere leader o allenatori: ma non è tanto quello che si dice ma bensì ciò che viene compreso, e il silenzio induce a far credere che si conosca qualcosa di più profondo sul senso delle cose ma che lo si voglia tenere per sé, senza farsene vanto, facendolo trapelare solamente di tanto in tanto per alimentare la curiosità.

Abraham Lincoln, 16esimo Presidente degli Stati Uniti d’America , colui che pose fine alla schiavitù con la ratifica del XIII emendamento della Costituzione, nel 1850 scrisse una celebre lettera all’insegnante di suo figlio che si accingeva a frequentare il primo giorno di scuola:

Caro Professore,

insegni al mio ragazzo a ridere quando è triste

e gli spieghi che qualche volta anche i veri uomini piangono.

Ma soprattutto gli faccia riconoscere l’allegria profonda di un sorriso silenzioso.

(Abraham Lincoln)

Il silenzio è nel cuore di tutte le cose. Non è forse romantico il silenzio tra due amanti che si guardano negli occhi e non hanno bisogno di parole per capirsi?  E’ proprio quando stai in silenzio che chi ti ama ti ascolta.

 

 

 

 

 

 

 

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